“…mio padre era solito dire che la ragione per vivere era essere pronti a restar morti molto a lungo”. Questo fa dire alla protagonista William Faulkner, nel suo romanzo “Mentre Morivo”. Le storie di questo podcast – contrariamente al titolo – non sono letteratura. Sono le vite rumorose, colorate, scompigliate, ordinarie e straordinarie di tante donne. Donne uccise a cui non è stata fatta giustizia, almeno fino ad oggi. Ve le racconto io, Marica Esposito, in questa quarta stagione, con l’editing di Stefano DM, in collaborazione con Spreaker Prime.
MENTRE MORIVO è un podcast scritto e narrato da Marica Esposito con l’editing di Stefano DM.

Trascrizione del Podcast
Nel 2004 una giornalista statunitense ha coniato un’espressione che racchiude in poche parole la sproporzionata attenzione che viene data ai casi di scomparsa quando le vittime sono donne bianche, di ceto medio alto, giovani e ritenute a “basso rischio”, spesso con i capelli biondi. È la missing white woman syndrome, la sindrome da donna bianca scomparsa. Si tratta di una disparità di trattamento che ha come base non solo una forma di privilegio sistemico, ma anche una sorta di sessismo e razzismo benevolo: secondo diversi studi, anche se è facile notarlo anche solo accendendo la tv, i casi di donne bianche scomparse ricevono molta più copertura mediatica rispetto agli uomini o alle donne di altra etnia. Il topos è chiaro e ne siamo fortemente influenzati, si tratta di immedesimarci nella vittima, perché idealmente più simile a noi, ma soprattutto di identificarla come “damigella in pericolo”, dal passato senza macchia e quindi più meritevole di essere portata in salvo. A causa di questa cosiddetta sindrome ogni anno migliaia di donne non bianche vengono lasciate indietro e le loro storie mai abbastanza indagate e approfondite. Oggi parliamo di una di loro: Angela Green.
14 Febbraio 2020, il mondo sta per affrontare una delle più grandi pandemie mai registrate in epoca moderna, per molti è un giorno come un altro, non per Ellie. Ha quasi vent’anni, studia all’università ma non sta andando a lezione, guida in direzione Topeka, la capitale del Kansas, per andare a ritirare il certificato di morte di sua madre. Quando arriva negli uffici e compila i moduli, però, gli impiegati sono confusi: non c’è nessuna donna morta con il nome di Angela Green. C’è però il suo certificato di matrimonio, sopra legge anche il nome di suo padre, Geoff.
Negli anni ’90 Geoffrey Green si trova spesso in Cina per lavoro, è un venditore, ha alle spalle un matrimonio finito e una figlia. È in uno dei suoi viaggi che conosce Angela Guo, una giovane donna cresciuta a Xin He, a pochi chilometri da Pechino: lei sogna di fare la giornalista, intanto lavora come modella, quando i due si vedono è colpo di fulmine nonostante la barriera linguistica. Da un lato lui non conosce una parola di cinese, dall’altro lei fatica invece a capire l’inglese parlato, mentre se la cava decisamente meglio con quello scritto. Si rivedono un pomeriggio per un appuntamento in un Hard Rock Café della Capitale e per un intero anno non fanno altro che scambiarsi mail a distanza, perché lui nel frattempo è tornato in Kansas, dove vive. Angela lo raggiunge lasciandosi dietro tutta la sua vita, si trasferisce negli Stati Uniti e di lì a poco si sposano.
La donna sembra felice della sua nuova routine, anche se non riesce a integrarsi mai del tutto e quando rimane incinta di Ellie concentra tutto il suo mondo su di lei, una figlia voluta e amatissima. Gli anni di qui in avanti passano tutti uguali, lei rimane a casa, porta a scuola Ellie, Geoff esce al mattino per tornare la sera. Si fa la spesa, rigorosamente tutti insieme, si cena, pochi amici e uscite sporadiche. Chi conosce Angela la descrive come una donna taciturna, che raramente usciva da sola, che perfino non parlava più con la sua famiglia d’origine e che stravedeva semplicemente per Ellie. Ma com’è arrivata, proprio sua figlia, a cercare un certificato di morte?
L’ultima volta che Ellie vede Angela è la sera del 19 giugno 2019, ha 51 anni: la ragazza ha passato due mesi in viaggio-studio in Europa, un sogno che l’ha portata a visitare anche il nord Italia. Quando torna a casa non vede l’ora di uscire con i suoi amici di sempre e di vedere il suo ragazzo, ma sua madre sembra delusa e le due litigano come non hanno mai litigato in quasi vent’anni: Angela le urla di andarsene via, lei allora prende qualche vestito, sbatte la porta e parte in auto. Un litigio come un altro, tornerà il giorno dopo e faranno pace, o forse sua madre le manderà un sms qualche ora più tardi, solo per chiederle come sta e a che ora sarebbe tornata. Invece non succede niente di tutto questo.
Ellie va a dormire quindi dal suo fidanzato e dalla famiglia di lui e quattro giorni dopo riceve effettivamente un messaggio sul cellulare ma è di suo padre: la avverte che Angela è stata ricoverata presso un istituto di salute mentale. Per favore, non dirlo ai “Guo”, aspettiamo di capire come sta prima di allertare il resto della sua famiglia.
Ellie non capisce e cerca delle spiegazioni che però Geoff non sembra avere molto chiare: dice che una squadra di medici l’ha portata via un giorno mentre erano nel parcheggio di un negozio, racconta una storia rocambolesca e decisamente inverosimile, sembra quasi stia parlando di un TSO. Per Trattamento Sanitario Obbligatorio si intende una serie di interventi sanitari che vengono messi in atto in caso di seria urgenza e necessità, quando ad esempio una persona è pericolosa per sé stessa o per gli altri e rifiuta qualsiasi assistenza. La richiesta di TSO deve essere seriamente motivata da almeno due medici e viene poi approvata dal Sindaco competente, a questo punto il paziente viene di fatto preso in carico anche contro la sua volontà e tenuto in cura per un massimo di 7 giorni. È comunque uno strumento da utilizzare in via del tutto eccezionale, come l’ultima spiaggia di una situazione che non è possibile risolvere in altro modo e che comunque mira a preservare la salute e la dignità del paziente.
Anche negli Stati Uniti esiste qualcosa di simile, si chiama Mental Health Act e anche se viene applicato in modo leggermente diverso a seconda degli Stati, potremmo definirlo una sorta di TSO: il paziente può essere tenuto in carico per un massimo di 72 ore e comunque mantiene intatti i suoi diritti, può ricevere anche delle visite, se lo desidera.
Ellie racconterà in effetti che la madre aveva avuto in passato qualche comportamento ossessivo, aveva un carattere generalmente ansioso ed era stata vicina a soffrire di depressione, la sua salute mentale non era in condizioni ottimali ma la donna era sempre riuscita a tenere sotto controllo anche i periodi più neri: Angela, d’altronde, si ritrovava in una cultura molto diversa dalla sua, faceva fatica a fare amicizia e Geoff ed Ellie erano tutto il suo mondo: quando la figlia è partita probabilmente si è trovata ad affrontare la cosiddetta “sindrome del nido vuoto”. È quella condizione di nuova tristezza e solitudine che i genitori affrontano quando i figli diventano grandi e vanno via di casa, una casa che appunto risulta svuotata, dopo anni in cui sono stati abituati a prendersi cura di loro. Questa angoscia è generalmente fisiologica e a un certo punto colpisce tutte le famiglie, eppure nel caso di Angela potrebbe aver coinciso anche con una perdita del senso della vita… forse questo potrebbe spiegare la reazione di estrema angoscia la sera della scomparsa, ma giustifica addirittura un ricovero coatto?
Probabilmente no.
È il 16 luglio 2019. Ellie è ancora a casa del fidanzato e della sua famiglia, quando Geoff la chiama e le chiede di vedersi. È urgente. Quando arriva nel vialetto non fa in tempo neanche ad entrare in casa, le dice che Angela è morta, ha avuto un infarto in ospedale. Ok, ma quale ospedale? Quando ci saranno i funerali, può vederla? Nessun funerale. Ancora una volta Geoff si chiude in un vago mutismo e ancora una volta chiede alla figlia di non telefonare alla famiglia Guo, di non dire niente, di lasciarlo affrontare il suo lutto. A questo punto Geoff e Angela sono sposati da 21 anni.
Dopo quasi otto mesi Ellie decide di chiamare sua cugina Michelle Guo: si sentono solo durante il Capodanno cinese, e comunque Angela è diventata molto distaccata dalla nascita della figlia. Michelle la definisce un po’ “antisociale”, timida, una persona che preferisce stare da sola piuttosto che in compagnia, per questo non si è accorta della sua assenza. Ellie le dice della morte improvvisa della madre e le racconta dello strano comportamento del padre: per questo che il giorno dopo si decide a cercare una prova delle sue parole. È per questo che guida fino a Topeka negli uffici dell’anagrafe.
Una volta constatato che non è stata registrata alcuna morte, il passo successivo è scontato: bisogna chiamare la polizia e denunciare la scomparsa di Angela. Una pattuglia arriva quasi immediatamente a Prairie Village, a bussare a casa Green. Ellie e i suoi genitori hanno vissuto qui da quando è nata: è una piccola città a pochi chilometri da Kansas City, una manciata di stradine con l’erba sempre tagliata di fresco, villette a schiera, qualche negozio. È quanto di più lontano possa esserci dal caos metropolitano a cui Angela era abituata a Pechino, ma ci si è sempre trovata bene. La polizia domanda di lei ai vicini, ma nessuno la conosce se non di vista, qualcuno dice di aver pensato che fosse semplicemente tornata in Cina. Qui la missing white woman syndrome è più evidente che mai: perché una donna che ha vissuto vent’anni in quella casa, in quel quartiere, di punto in bianco se ne sarebbe dovuta tornare nel suo Paese d’origine, lasciando figlia e marito? Nessuno lo sa, ma forse il punto è che a nessuno importa.
Gli agenti fanno qualche domanda anche a Geoff e a questo punto lui cambia versione. Non è vero che Angela è morta, non è vero che è stata ricoverata in ospedale, semplicemente se n’è andata e lui non sa dove. Poi dà agli agenti il biglietto da visita del suo avvocato e li saluta, rifiutandosi di parlare oltre. Le ricerche a questo punto sono difficili, è passato quasi un anno, ma la polizia verifica tutti gli ospedali ordinari e di salute mentale, indaga sulla possibilità che avesse effettivamente preso un aereo, controllano se ha usato passaporto. La risposta è sempre no e purtroppo è difficile spingersi oltre: Angela non ha un conto in banca e dipendeva economicamente da Geoff, non aveva account sui social media, il suo cellulare è stato ritrovato in casa insieme alla borsa e alle chiavi.
Ellie a questo punto comincia a registrare le telefonate con suo padre, ce ne sono cinque in totale, più di un’ora di conversazione. In una in particolare dice di aver semplicemente ricevuto la notizia della morte di Angela attraverso la telefonata di un medico, lui si era detto però troppo impegnato a lavoro, così aveva semplicemente chiesto che gli inviassero a casa l’urna con le ceneri. Alla richiesta di Ellie di vedere questa fantomatica urna lui risponde che ce l’ha in casa, ma che gli era arrivata vuota. In un’altra telefonata, invece, racconta di aver visto Angela qualche mese prima nel vialetto di casa, che si era allontanata volontariamente, ma che ogni tanto faceva ritorno. Ora è chiaro a tutti che Geoff stia mentendo, inclusa Ellie, ma perché ci ha messo così tanto tempo ad accorgersene? Le dinamiche famigliari sono spesso difficili da comprendere all’esterno, Ellie è stata cresciuta come figlia unica, senza molti amici o cugini intorno ed è stata semplicemente abituata a credere ai suoi genitori e a fidarsi di loro e delle loro parole.
L’11 marzo 2020, comunque, la polizia perquisisce casa Green e un magazzino nelle vicinanze, lì Geoff parcheggia le sue auto d’epoca, quindi vengono portati perfino i cani da cadavere, in cerca dei resti di Angela. A luglio, dopo un anno di ricerca, il caso viene dichiarato freddo: i polizziotti dicono di aver indagato su 200 piste diverse e di non aver trovato alcuna traccia della donna, da nessuna parte.
Eppure rimane un posto, secondo Ellie, dove la polizia non ha cercato: è una casa a Lawrence che il padre aveva acquistato per lei solo l’anno prima e in cui stranamente Geoff aveva portato tutti i fiori di Angela sradicandoli dal vialetto di casa. Lo dichiara in un talk show molto noto negli Stati Uniti, è il Dr. Phil condotto dal life coach Phil McGraw. La trasmissione va in onda dal 2002 e si occupa di trattare le vicende più disparate, dai problemi famigliari alla dipendenza, in una puntata sul caso Green Ellie ha chiesto agli investigatori privati ingaggiati dal programma di analizzare tre campioni di terreno presi dal giardino e per tre volte, con tre cani molecolari diversi, i campioni sembravano avere all’interno resti umani. Le autorità hanno perquisito manualmente la casa ma pare non abbiano trovato nulla di concreto.
Perché Geoff abbia portato lì i fiori, perché abbia cambiato diverse volte la sua versione, e dove sia effettivamente Angela sembra non saperlo nessuno, a parte suo marito. Ellie nel frattempo si è laureata, ma ha speso tutti i suoi risparmi per indagare sul caso si sua madre. Attualmente ha aperto un profilo GoFundMe per raccogliere fondi, la pagina si chiama Justice for Angela Green.
Mentre Morivo – storie misteriose di donne uccise, è un podcast Spreaker Prime di Marica Esposito, con l’editing di Stefano DM. Fonti e trascrizioni sono sul sito italiapodcast.it . Segui il podcast su Instagram e lascia una recensione sulla tua app di ascolto preferita. Se non ne hai ancora abbastanza di crimini, continua l’ascolto con NAP: Non un altro podcast true crime.
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