La vita di Maria Maddalena Berruti si svolge quasi come un giallo d’altri tempi: tutto inizia nel 1937 a Genova con un cioccolatino avvelenato. L’insolito cadeau non la ucciderà ma le distruggerà ugualmente la vita, portandole via la figlia di 10 anni, Irma Celle. Vita che però continua tra alti e bassi fino all’epilogo, anch’esso avvolto dal mistero. Chi ha ucciso Maria? E soprattutto: perché la scena del crimine è imbrattata di vernice verde?
Mentre Morivo è un Podcast di storie di donne uccise e lasciate senza giustizia. Scritto e interpretato da Marica Esposito, edit di Stefano DM.
Trascrizione del Podcast:
Puntata 2: Maria Maddalena Berruti, due delitti in una sola vita.
Il caso dei cioccolatini avvelenati, è un romanzo scritto da Anthony Berkeley e pubblicato la prima volta nel 1929.
Non so se Maria Maddalena l’avesse mai letto, forse ne aveva sentito parlare, sicuramente due persone che incontrerà durante la sua vita e che ne cambieranno il corso, ne avevano una copia ingiallita in libreria.
La storia racconta una strana vicenda che si svolge all’interno di un ancor più singolare club investigativo: all’interno del gruppo, i membri si divertono a risolvere misteri inventati, ma quando iniziano a ficcare il naso in un intrigo vero… una scatola di cioccolatini viene recapitato a uno di loro.
Sir Eustace Pennefather a dirla tutta odia i cioccolatini e così li regala al socio Graham Bendix che guarda caso aveva proprio perso una scommessa con la moglie, pegno dei cioccolatini. Li prende contento, li porta a casa ed esce… ma al suo rientro trova la sposa morta avvelenata. E’ un giallo d’altri tempi, corale e sconvolgente… ma cosa c’entra con Maria Maddalena Berruti?
La storia della sua vita, in realtà ha due conclusioni ma un solo inizio e parte tutto da un cioccolatino. Siamo a Genova ed è il 1937 quando la sua fortunata vita per la prima volta si ritrova distrutta, mentre le truppe giapponesi invadono Pechino, nei grammofoni e nelle radio balilla suona Vivere senza malinconia di Cesare Bixio, un motivetto allegro che celebra la vita in solitudine, dopo che la donna del cantante l’ha lasciato per un altro.
Mi immagino Maria Maddalena lasciarsi cullare dalla musica e ondeggiare in una gonna per le vie della città portuale perché all’epoca in tanti la guardano e le cuciono addosso quelle parole scanzonate: “vivere finché c’è gioventù, perché la vita è bella e la voglio vivere di più”.
Il marito di Maria Maddalena infatti è un marittimo, lavora sulle navi e la lascia per lunghi periodi a casa con la figlia di dieci anni, Irma Celle. Ma secondo amici e parenti che la frequentano, a lei non importa, è felice e agiata, si veste di tutto punto e regala sorrisi e chiacchiere quando va a fare la spesa per via XX Settembre. E’ proprio lì che la adocchiano Guido de Grandis e Mario Fulpiani, studenti universitari a cui piacerebbe fare la vita di Maria Maddalena che ha tanti gioielli e li mostra con la classe di una donna sicura di sé, ma loro due, invece, sono solo due squattrinati con poca voglia di fare finché e così s’ingegnano un piano magari ispirandosi a un romanzo letto da poco. Forse, più pragmaticamente, si affidano a quello che hanno: la farmacia del padre di De Grandis.
Guido conosce le boccette che si adoperano nel retro per formulare sciroppi e rimedi e soprattutto ne percepisce la pericolosità se adoperati ad altro scopo. Il piano dei due è semplice quanto machiavellico: Riempiranno un cioccolatino di stricnina e lo offriranno a quella donna elegante e ricca. Non troppo da ucciderla, certo, il tempo che abbia un capogiro magari, si faranno aprire casa allo scopo di aiutarla e le ruberanno tutto quello che potranno mentre lei, svenuta e inerme sul divano si risveglierà con pochi ricordi e un gran mal di testa.
Purtroppo non va come i due avevano previsto, Maria Maddalena prende il cioccolatino, ringrazia, lo mette in borsa… e se ne dimentica. Quando se ne ricorda ormai è sera, è rincasata da un po’ e gioca con la figlia Irma, ha fatto la brava, forse ha preso un bel voto. Maria Maddalena porge il cioccolatino alla bambina senza sapere. Ovviamente quella dose di stricnina è fatale per un corpicino così piccolo… Irma muore tra atroci sofferenze. Eppure la donna collega tutto, ricorda il volto di quei due studenti, mette insieme i pezzi, li ritrova e li fa arrestare.
Il processo è partecipatissimo a Genova, le udienze sono affollate e tutti gli occhi sono puntati proprio sulla testimone, bellissima e vestita di tutto punto. I due per poco scampano la pena di morte e si beccano vent’anni di carcere. I sensi di colpa però non tacciono con la condanna, De Grandis evade grazie a un bombardamento e si impicca mentre Fulpiani rimane in carcere. Gli anni passano tristemente, ad abbandonare Maria è anche il marito che muore qualche anno dopo, ma lei come ha sempre fatto si rialza, mette un velo di rossetto e non smette di sorridere.
Sono anni turbolenti, incontra uomini, sposta soldi, compra degli appartamenti finché pensionata non si ritira in una vita più appartata, sempre a Genova, sempre apparentemente sola. Anche Fulpiani si rifà una vita dopo aver scontato i vent’anni di carcere, si trasferisce e va a vivere nell’entroterra, si crea una famiglia. E’ il 1986 quando muore stroncato da un infarto.
La storia di Maria Maddalena potrebbe finire qui, con rughe marcate da una tragedia così grande che le si è abbattuta sulla vita, ma tuttavia con una pace ritrovata. Eppure, come in una storia dai continui colpi di scena, anche quella di Maria si conclude in un mistero. L’anno dopo, la mattina del 17 febbraio 1987, il telefono di casa suona a vuoto per l’ennesimo giorno. E’ il nipote di Maria, sua zia non la vede da tempo, non si fa sentire e alla casa di Via Colombo non apre. Quando si decide a usare le chiavi di riserva, scopre la donna riversa a terra, strangolata da un filo di nylon – probabilmente strappato a un vecchio stendino per i panni. La casa non è messa a soqquadro ma è stranamente lasciata abbandonata a sé stessa eccezion fatta per una sola stanza, tirata a lucido. Su maniglie, chiavi, cassettoni dello spray verde copre forse delle impronte. L’ennesima indagine nella vita di Maria, questa volta si svolge proprio sulla sua morte: perché è stata uccisa, se dalla casa non è stato prelevato nulla? E perché tutto o quasi è stato ricoperto di vernice verde?
Sicuramente Maria Maddalena conosceva l’assassino o comunque ne aveva fiducia, perché la porta gliel’aveva aperta lei, nessun segno di scasso. Gli inquirenti trovano quello stesso spray spruzzato su dei manifesti di un cinema a luci rosse nei pressi dell’abitazione, a nascondere le nudità delle attrici, ma non vanno molto oltre, non si trova nessun movente, solo qualche spostamento di soldi sospetto: Maria vive con due pensioni ma poco prima di essere uccisa vende tutti gli immobili e il ricavato… è come sparito nel nulla. Dopo poco il caso viene chiuso e rimane irrisolto.
Anche adesso potrei dirvi che la vicenda si conclude qui… ma no, c’è un ennesimo, ultimo colpo di scena. Nel 2002 il giornalista Bruno Viani scrive una biografia su Don Gallo, il prete di strada. In uno dei passi il prete rivela di aver ricevuto in confessione un uomo che voleva essere perdonato per la morte di Maria. Non si sa di più, Don Gallo dice solo di averlo ovviamente espiato, convincendolo ad impegnarsi nel sociale e a pentirsi.
Ad oggi è tutto quello che sappiamo sulla fine della donna, che proprio come in un libro giallo dalle mille trame, lascia il suo mistero in sospeso.
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