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Mentre Morivo puntata #5 Cristina Golinucci

21 anni, una fede instancabile e la speranza di un futuro sereno: questa è Cristina, quando nel 1992 sparisce nel nulla nei pressi di un convento cappuccino. La mamma Marina non smette di cercarla, lei e l’associazione Penelope si battono per i diritti degli scomparsi e delle loro famiglie.

MENTRE MORIVO è un podcast scritto e interpretato da Marica Esposito. Montaggio, produzione e sound design di Stefano DM.

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Trascrizione del Podcast

Ronta è una frazione del Comune di Cesena che si estende a sinistra del fiume Savio. Da sempre luogo accogliente, sulle sue fondamenta si sono susseguiti popoli che hanno costruito e prosperato, combattuto guerre e fondato Chiese. E di chiese ce ne sono tante, come la Pieve romantica che domina le case e un convento di cappuccini. Il convento, Cristina lo conosce bene, ha 21 anni nel 1992 e non esiste giorno in cui in quei giardini non abbia giocato, passeggiato o incontrato gli amici.

Adesso, da grande, nel convento ci va per confessarsi e chiedere consiglio a padre Lino, per lei baluardo di una fede instancabile. Ci va anche il 1 settembre, è un martedì di bel tempo, mangia a casa e poi si siede sulla sua 500 azzurra che con qualche sforzo raggiunge la collinetta del parcheggio. Chiude a chiave. Da quel momento di Cristina non si sa più nulla. Se abbia incontrato padre Lino o qualcun altro, non si è mai saputo.

Le ricerche partono la sera. La mamma Marisa è tutto il giorno che sta in pensiero, si è svegliata con un brutto presentimento, quella sensazione che hanno le mamme di quando il vento gira e ti ripetono più volte “mi raccomando”. Alle 19 Cristina non rientra ed è strano, è sempre precisa, ci tiene ad avvisare. Amici e parenti la cercano. Anche la polizia viene subito avvertita, ma come spesso succede non danno troppo peso alla cosa: è una ragazza giovane, si sarà invaghita di qualcuno e sarà corsa via da questo paesello opprimente. E chi non lo farebbe? Cristina non lo farebbe… solo il sabato prima aveva acquistato degli abiti nuovi, abiti lavati e piegati, lasciati nell’armadio. E poi ha già un fidanzato, Augusto, che la cerca.

L’auto viene ritrovata quasi subito, è parcheggiata e chiusa a chiave come sempre, dove Cristina era solita lasciarla. Dentro c’è qualche libro e poco altro. Il primo a cui la mamma chiede spiegazioni è chiaramente padre Lino, avevano un appuntamento e agli appuntamenti lui aspetta sempre nel cortile. Quel giorno no, dice, si era anzi quasi dimenticato dell’incontro dopo pranzo, e verso le 15, pensando a un imprevisto, se n’è semplicemente andato.

Il giorno dopo i famigliari tornano con un cane molecolare ma la risposta è netta e senza fronzoli: nel convento non si entra, e si chiudono a doppia mandata dentro. I genitori sono ormai disperati, gli investigatori continuano a trattarla alla lontana, sicuri che in un paio di giorni la ragazza sarà tornata a casa, magari incinta. Ma Cristina non ha grilli per la testa, si dedica al volontariato e ai campi estivi del paese, frequenta la parrocchia, è molto legata alla famiglia… e poi perché abbandonare l’auto proprio lì?

Dopo qualche settimana, comunque, le indagini finalmente partono: viene sentito il fidanzato, che ovviamente non ne sa nulla ma quell’auto non è mai stata analizzata. Intanto, padre Lino, rifiuta anche la perquisizione, cambia più volte versione: in alcune dice che dormiva, in altre che era in cortile ma non ha visto nulla. Tutto si ferma per quasi tre anni.

I giornalisti di Chi l’ha visto? Indagano su un altro caso avvenuto proprio nei pressi del convento: un’altra ragazza è stata stuprata e quasi uccisa dal muratore dei frati, il ghanese Emanuel Boke, rimasto a Ronta fino alla condanna a 7 anni. Anche se padre Lino dichiara di essere andato a trovare Emanuel in carcere e che questi si sia confessato e abbia ammesso anche l’uccisione di Cristina, apparentemente gli inquirenti non ci credono, perché chiudono il fascicolo e archiviano le indagini.

Mamma Marisa però non si arrende, è convinta che Cristina sia entrata nel convento e che non ne sia mai uscita, magari sepolta nei sotterranei bui e freddi, cunicoli esistenti e utilizzati in passato per far scappare i partigiani. Appena Emanuel Boke esce di carcere, Marisa e Giovanni lo invitano a pranzo, sicuri sappia qualcosa e che possa confessare anche a loro il delitto per poter seppellire Cristina e piangerla. Emanuel scrive anche una lettera, dice di non saperne nulla. Uno tra lui e padre Lino mente. Eppure di Boke non si è più saputo nulla, neanche l’Interpol ha idea di dove abiti attualmente.

Nel 2012, finalmente c’è una svolta: il convento assume una nuova guida, Padre Giancarlo Galli, che diversamente da Padre Lino si rende disponibilissimo alle indagini riaperte dalla procura di Forlì: arrivano metal detector e georadar che possano trovare delle ossa. Ed effettivamente delle ossa si trovano, ma sono quelle di alcuni frati morti e sepolti in sede.

Le lettere e le telefonate anonime si sprecano, e tra queste una colpisce il parroco di Ronta, che la riceve a poche settimane dalla sparizione di Cristina. Molti anni dopo lo rivela alla madre, dice di non avervi dato troppo peso solo perché all’epoca si pensava che l’allontanamento di Cristina fosse volontario. Nella telefonata, un uomo dice di sapere dove sono i cadaveri di Chiara e Cristina. Chiara è Chiara Bolognesi, un’altra ragazza cesenate scomparsa appena cinque settimane dopo Cristina. L’uomo continua dicendo che la prima sarà ritrovata nel Savio, mentre Cristina verrà lasciata nel Tevere, vicino a un convento dove alloggeranno anche dei frati cappuccini provenienti proprio da Ronta.

Se nel Tevere non fu fatta alcuna ricerca, l’anonimo ebbe ragione nel caso di Chiara, le cui spoglie furono effettivamente trovate al fiume. Anche l’informazione sui frati, però, fu indagata e confermata, ma come faceva a saperlo?

Marisa Degli Angeli non cerca solo sua figlia, ma si cura di tutti gli scomparsi italiani insieme ad altre famiglie, con l’associazione Penelope. E’ con l’associazione che stanno cercando di far approvare una legge che vieti la sepoltura di corpi ignoti senza aver fatto prima gli accertamenti medico legali e aver prelevato il DNA in modo da creare una vera e propria anagrafe dei corpi senza identità. La mamma di Cristina continua a ribadirlo: “voglio soltanto le ossa”, questa frase è diventata anche il titolo di un’opera teatrale andata in scena lo scorso 25 gennaio, per festeggiare i 49 anni di Cristina, dichiarata morta il 29 marzo 2004 senza un corpo, né un colpevole.

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