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Mentre Morivo puntata #6 Barbara e Patricia Grimes

Barbara e Patricia Grimes sono due sorelle di 13 e 15 anni, appassionate di rock ‘n’ roll e ovviamente di Elvis. Quando spariscono, alla fine degli anni ’50, stavano proprio ritornando a casa dal cinema dopo aver visto Love me Tender per la decima volta. Chi ha tolto loro la vita non è mai stato condannato.

MENTRE MORIVO è un podcast scritto e interpretato da Marica Esposito. Montaggio, produzione e sound design di Stefano DM.

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Trascrizione del Podcast

Quando sei un’adolescente, i tuoi idoli sono tutto. Li prendi ad esempio, ne copi lo stile e le movenze. Elvis Presley è l’idolo di tanti ragazzini, negli anni ’50 e ’60, giovani donne e giovani uomini che ballano il rock su un mondo che si fa la guerra. E’ uscito da poco nei cinema Love me Tender, in Italia lo chiamano “Fratelli Rivali”. È’ il 1956, e un western in cui si canta, non sembra fare notizia più di tanto… eccetto per chi di quelle canzoni non sembra averne abbastanza, tanto più che la colonna sonora diventerà una hit mondiale. Tra gli avventori che andranno al cinema un giorno sì e l’altro pure, ci sono anche Barbara e Patricia Grimes, 15 e 13 anni, studentesse alle high school di Chicago. Sorelle, ma soprattutto fan sfegatate di Elvis.

Il 28 Dicembre sono alla loro decima visione del film, con due dollari in tasca si avviano al cinema, poi il buio. Una terribile analogia tra le luci che si spengono e i loro occhi che si chiudono.

Quella sera vengono viste da una loro amica, Dorothy, mentre alle 21,30 – dopo il primo spettacolo – comprano divertite dei popcorn. Nessuno nota nient’altro di strano, perché vengono effettivamente viste, in seguito, sul bus per casa. Ma quando, alle 2:15 di notte, le due non sono ancora rientrate, la mamma Loretta allerta subito la polizia.

Come altri casi di scomparsa, si pensa a una fuga: e se fossero dirette a Nashville? Si aspetta e si cerca per giorni. Elvis smette per un attimo di cantare e intima loro “Se siete vere fan, tornate a casa, non fate stare in pensiero vostra madre”.

Gli avvistamenti sono tanti, fino al 14 gennaio. Quelle più numerose, ricordano di aver visto le due scendere a una fermata a metà strada da casa loro, intorno alle 23. Sempre intorno a quell’ora, due ragazzi che guidano nel quartiere, pare le abbiano viste a due isolati da casa, spintonarsi e scherzare. Qualcuno le vede il giorno dopo, il 29 dicembre, in una tavola calda a mangiare o in un bus. In altre versioni, le due erano sembrate ubriache, in compagnia di un uomo, Bennie Bedwell. Il 3 gennaio qualcuno racconta di averle viste in un negozio di dischi intente proprio ad ascoltare Elvis, mentre la stessa settimana, un concierge avrebbe loro rifiutato la prenotazione di una stanza, perché troppo giovani.

Il 22 gennaio, purtroppo, dopo un disgelo dovuto a forti piogge, l’enigma si schiude: i cadaveri delle due ragazze vengono trovati nudi sulla riva del Devil’s creek. Le trova Leonard Prescott, un operaio edile diretto a lavoro che sulle prime non crede ai suoi occhi, tanto da tornare indietro, prendere la moglie e portarla sul luogo a dargli manforte. La moglie, però, sviene alla visione atroce che le si para davanti. Le due ragazze sembrano essere state gettate da un’auto in corsa: il corpo di Barbara è sul fianco, ha le gambe piegate e la testa coperta dal corpo della sorella. Patricia è di schiena, la testa girata a destra. I loro corpi sono semi congelati e puliti. Nessuna traccia di sangue, ferite aperte o traumi gravi: solo qualche morso di roditore e dei fori sul petto, provocati probabilmente da un punteruolo da ghiaccio.

Gli avvistamenti sembrano aver fatto tutti un buco nell’acqua, perché l’autopsia rivela che le due ragazze sono morte alle prime luci dell’alba, poche ore dopo la scomparsa. Hanno nello stomaco residui del loro ultimo pasto conosciuto e probabilmente ad ucciderle non sono state le ferite, ma lo shock termico, benché, nel suo complesso, la causa della morte viene accertata come omicidio.

Rimangono nell’obitorio fino al 28 gennaio 1957, quando coroner e investigatori non hanno più ipotesi da avanzare e danno il nulla aosta per seppellirle.

Harry Glos è il capo degli investigatori: fin da subito dimostra di voler chiudere il caso e di avere un’idea tutta sua su come muoversi. In prima istanza, non è d’accordo con l’autopsia. Secondo lui, le ragazze, sono rimasta vive almeno fino al 7 gennaio, e poi, il colpevole è uno, il primo nome ad essere saltato fuori: Bennie Bedwell, reo anche di portare un bel ciuffo vistoso e amare la brillantina. Lo sceriffo Lohman gli dà fiducia e Bedwell viene torchiato. È un analfabeta di 21 anni, lavora come lavapiatti e dopo un’interrogatorio di 3 giorni in un motel, firma una confessione in cui dice di aver passato con le ragazze sette giorni di follie, tra alcol e rock n roll, per poi averle picchiate e uccise il 7 gennaio, in seguito a un rifiuto.

L’autopsia non rileva tracce di alcol nei cadaveri, né ci sono segni di percosse. Inoltre, durante l’ufficiale ora del decesso, lui ha un’alibi, ha timbrato un cartellino in una società di pulizie.

Nonostante le rimostranze di Glos, viene scagionato.

Intanto tutta Chicago si mobilita: vengono pubblicati sui giornali delle foto delle amiche di Barbara e Patricia, vestite come loro al momento della scomparsa, nella speranza vana di far tornare la memoria a qualche testimone. Il Chicago Tribune invita tutti quelli che sanno qualcosa a scrivere, ogni lettera verrà ricompensata con 50 dollari, una cifra non da poco per l’epoca. I mitomani sono tanti, i sospettati pure: più di 2000.

Max Field è uno di loro: ha 17 anni quando confessa spontaneamente e sempre spontaneamente si sottopone al poligrafo. Che fallisce. C’è però un vizio di forma, i minorenni non possono essere sottoposti alla macchina della verità e non essendoci altre prove a suo carico viene rilasciato. Anni dopo sarà arrestato per un altro omicidio.

Nel frattempo è Bedwell a finire nei guai per il rapimento e lo stupro di una 17enne e Glos salta sulla sedia. Benché la sua confessione sia stata di fatto estorta, vuole vederlo in carcere per l’omicidio delle sorelle e accusa tutti i colleghi di coprirlo, accusa che gli costerà il posto ma non l’ossessione per la risoluzione del caso: perché anche senza stipendio, continua ad indagare fianco a fianco dello sceriffo Lohman, fino alla morte.

Il caso è stato ufficialmente chiuso e nessuno ha scontato alcuna pena per la morte di Patricia e Barbara, due sorelle appassionate ed entusiaste della vita e della musica, cresciute in povertà ma circondate dall’amore della propria famiglia. Ad aspettare giustizia è il fratello James, che all’epoca dei fatti aveva poco più di 10 anni. La mamma Loretta ha chiesto agli investigatori di non smettere mai di cercare. È morta nel 1989 senza sapere chi le ha portato via le sue adorate figlie.

Nel 2020, come promesso, non si è smesso di indagare, l’ex poliziotto Ray Johnson sta scrivendo un libro sulla vicenda e ha dichiarato di avere nuove notizie e prove su una possibile risoluzione del caso. Sono passati 64 anni.

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Fonti

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